La “banchina” di Vitolini. Una storia di paese
“L’anno millenovecentootto e questo giorno cinque del mese di gennaio in Vitolini”, con queste parole nasce la “Cassa Operaia Cattolica di Risparmio e Credito di Vitolini”, nell’Atto costitutivo del gennaio 1908. Le Casse di risparmio e credito avevano all’epoca lo scopo di aiutare i mezzadri, i braccianti, i piccoli commercianti ed i piccoli artigiani ad accedere al credito, prendendo prestiti ad istituti di appoggio di più grandi dimensioni e ridistribuendoli ai soci. In un periodo storico di forte crescita ed emancipazione nelle campagne, le banche rurali giocarono un ruolo fondamentale, permettendo a chi viveva della terra e del commercio dei suoi prodotti di affacciarsi sul mercato ed essere competitivo.Negli ultimi decenni invece abbiamo assistito alla fine di questo modello di credito ormai incapace di continuare la missione per cui era stato creato, in una società molto più complessa come è quella in cui viviamo oggi.
La storia della banca di Vitolini può essere presa ad esempio per raccontare la trasformazione che questi istituti di credito hanno vissuto durante tutto il Novecento. La banca nasce grazie all’impegno di un sacerdote, Don Paolino Contardi, il quale aveva capito che per far raggiungere anche alleclassi più povere, livelli di vita accettabili, non bastava la carità cristiana, ma era necessario dare la possibilità alle persone di crescere economicamente nel proprio lavoro. Inoltre, sempre nei locali della Cassa Operaia Cattolica, venne aperto uno spaccio di generi alimentari di proprietà della stessa banca, così da garantire a tutti i soci la possibilità di acquistare generi alimentari, pagandoli in un secondo momento con gli incassi dei raccolti.
Una banca che per tanti anni è stata fulcro della vita e del sostentamento di un’intera comunità. Nel dopoguerra poi da Cassa Operaia cattolica divenne Cassa Cooperativa fino al 1970, quando venne effettuata la fusione con la Cassa Cooperativa di Capraia e Montelupo. In tempi recenti infine la banca di Vitolini è stata inglobata in un grande istituto di Credito, Banca Etruria. Ed è proprio quest’ultima fase della storia della “banchina” che negli ultimi mesi è divenuta oggetto di cronaca e discussione politica quotidiana.
Il fallimento del Gruppo Banca Etruria è stato un dramma per molte famiglie che avevano investito tutti i propri risparmi in quell’istituto. In una comunità come quella di Vitolini, dove la banca ha sempre svolto un ruolo sociale oltre che economico, il cambiamento avvenuto nel sistema bancario italiano degli ultimi anni non è stato compreso a fondo.
Dal 1992 il sistema bancario italiano ha iniziato ad uniformarsi al sistema presente negli altri paesi europei, in cui le banche non hanno l’obbligo di specializzazione. Da quel momento gli istituti bancari divengono universali, viene eliminata quindi la distinzione tra istituti di credito e di risparmio. Le banche perdono così quella connotazione sociale e territoriale per divenire moderni istituti finanziari inseriti pienamente in un economia di mercato internazionale.
Questo cambiamento fondamentale ha trasformato il nostro sistema bancario in modo graduale fino ad oggi, senza però che la maggior parte delle persone si rendesse effettivamente conto di come le vecchie banche, che avevano caratterizzato il nostro Paese e i nostri territori dall’inizio del Novecento, stessero effettivamente cambiando volto. La vicenda della banchina di Vitolini rappresenta pienamente questo passaggio dalla vecchia banca territoriale, fondata dal sacerdote di paese, al grande gruppo bancario, passaggio che ha portato magari anche lauti guadagni ai vecchi soci che hanno venduto le proprie quote, ma che non è stato compreso a fondo da chi ha continuato a vedere nella banca di paese un punto di riferimento sociale.
Come una drammatica legge del contrappasso, dalla fondazione negli inizi del Novecento quando la banca di Vitolini aveva rappresentato una spinta alla crescita di quella comunità rurale, agli ultimi anni in cui la “banchina” è divenuta una sorta di rovina della stessa comunità che l’aveva fondata. Adesso toccherà alla magistratura scrivere l’ultima pagina di storia di un’istituzione così importante per il nostro territorio.
Articolo pubblicato nell’edizione di Gennaio/Febbraio 2016 del bimestrale “Orizzonti Cerreto-Vinci”
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